Storia e memoria, e il presente










Prima di ogni altra cosa, devo scrivere che non ho antipatie particolari per le persone e tanto meno verso determinati lavori. Siamo tutti buoni e cattivi nell’animo e poi nel corpo, salvo trucchi, ipocrisie, malafede.
Ho imparato a usare il denaro a mie spese.
Non posso nascondere il disprezzo che provo per le persone, che traggono ogni beneficio essendo inutili, rendendo vane tutte le prerogative della società, che sono innanzitutto equità nella divisione del lavoro e del capitale; una parte di danaro (inteso come: ricchezza, risorse, beni, libertà) purtroppo sistematicamente va a finire sempre nelle tasche delle stesse persone, invece di essere reinvestito nella struttura, che non è cosa da divorare, ma da cambiare in meglio. Si crea intorno a loro l’humus fecondante la prevaricazione, la delazione. Succede, che invece di far lavorare gli imboscati e tutti quelli che pensano di aver ‘già dato’, si mettono a regime persone di buona volontà, così brillanti da dar fastidio ai loro occhi.
La storia impedisce il cambiamento. Come una muraglia, si infigge nello spazio, come olio si espande tanto quanto e dove riesce a penetrare.
La storia non è ‘la memoria’ la storia è presenza.
Creare un’identità storica, una storia identitaria, è quanto di più ottuso si possa rappresentare.
La storia si compone ogni volta, si rappresenta nel suo incessante apparire prima di diventare memoria. La memoria cavalca la storia.

Commenti

  1. il passato ha una vita sua, è resistente come un microbo, adattabile come un virus, quando crediamo di averlo adattato ai nostri fini, si rinforza, assume un aspetto diverso. e se l'ignoriamo che cosa fa? Ci trasmette un messaggio sconvolgente: fa affiorare ciò che credevamo di aver dimenticato.

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